La sottoscritta società ITEMS srl è stata incaricata dalla Impresa Minerva Restauri di rivedere la il progetto strutturale di intervento sulle murature della casa del Rosellino, per valutare l’opportunità di utilizzare tecniche di rinforzo innovative ed efficienti coerentemente con le verifiche strutturali richieste dalle vigenti normative sulle costruzioni NTC2018 nel caso di adeguamento sismico.
In particolare mediante un modello agli elementi finiti dell’edificio in muratura con i nuovi solai già previsti in progetto è stata effettuata la verifica sismica mediante un calcolo dinamico lineare con fattore di struttura. Alcuni maschi murari non risultano verificati a taglio quindi è stato ipotizzato un intervento mediante iniezioni cementizie che non consente di raggiungere comunque il soddisfacimento di tutte le verifiche, pertanto l’intervento proposto consiste nell’applicazione di un rinforzo con FRCM con rete in fibra di vetro sui pannelli che non risultavano verificati.
Dal modello di analisi sono state calcolate anche le tensioni sul terreno di fondazione; dal confronto tra le tensioni sollecitanti e il carico limite definito nel progetto a base di gara risulta che tutte le verifiche sono soddisfatte nella configurazione attuale della fondazione, quindi non risulta necessario nessun intervento in fondazione.
La struttura denominata Casa di Rosellino (conosciuta anche con il nome di Casa del Foro Boario) si colloca all’interno del parco archeologico di Pompei nel quadrante nord-orientale dell’Insula 5 della Regio II, che è posizionata nello spazio compreso tra la via di Castricio e la via dell’Abbondanza, in prossimità delle antiche mura urbiche, vicino alla porta di ingresso all’abitato denominata Porta di Sarno e all’Anfiteatro di Pompei (Figura 1).
Il terreno sul quale è localizzato il fabbricato e lo spazio verde circostante è morfologicamente riconducibile ad un pianoro di forma pressoché regolare e pianeggiante e si colloca in un’area sita 4-5 m più in alto rispetto al piano di calpestio antico.
L’insula fu scavata a più riprese negli anni 1813-1814, 1933-1935, 1954-1955, 1968-1972. Dal dicembre 1954 al maggio 1955 l’area fu liberata dai lapilli, eccetto il settore NE (Nord-Est), dove si trova la casa Rosellino, e il settore NO (Nord-Ovest) dove è ubicato un antico edificio e la camera di accesso al canale del Sarno. All’epoca dei primi scavi l’area venne identificata con il nome di Foro Boario, a causa del rinvenimento di grandi ossa animali; tali reperti suggerirono l’altra ipotesi riguardante l’esistenza qui delle gabbie per gli animali selvaggi da utilizzare nei giochi che si svolgevano nell’Anfiteatro. Si ricorda anche l’ipotesi che prevedeva nel terreno in questione l’area di sepoltura per i gladiatori. Gli attenti scavi eseguiti fra il 1968 e il 1972 hanno consentito di definire con precisione la funzione del sito; era qui documentato un grande vigneto, la cui superficie era di circa 2500 mq. Sono stati rinvenuti 2014 radici di viti con i relativi paletti di sostegno, di cui sono stati eseguiti i calchi. La vigna era spartita in 4 zone da due viali; Columella (IV, 8) consiglia questi viali per facilitare l’accesso dei lavoratori per il mantenimento e il trasporto dell’uva. Uno degli accessi principali al sito era posto a meridione, lungo la via di Castricio, di fronte all’Anfiteatro; l’apertura è situata al centro della parete di confine dell’insula. Un altro ingresso è forse da localizzare a nord su via dell’Abbondanza; nel lungo muro di delimitazione dell’insula è infatti chiaramente leggibile la tamponatura di una vasta apertura, apparentemente posta in asse con quella documentata a sud. Non sono previste aperture sul lato occidentale e, nel tratto riportato alla luce, anche la muratura sul lato opposto non mostra alcun varco.
Il fabbricato fa parte, quindi, di quelle porzioni perimetrali dell’Area archeologica di Pompei non ancora sottoposte allo scavo. Il nucleo originario dell’edificio è sicuramente precedente al primo decennio del XIX secolo, testimonianza comprovata sia dalla sua presenza in una mappa manoscritta (Figura 1.2 a) di Henry Wilkins risalente al 1818 e conservata presso il DeutschesArchäologhisches Institut di Roma sia anche da un’altra mappa (Figura 2b) di un anno precedente disegnata da J. Walker.
Alla struttura ottocentesca è annessa una porzione risalente alla metà del ‘900 che quindi non può dirsi essere stata realizzata con gli stessi principi e cura degli ambienti ottocenteschi.
L’edificio (Figura 3) si sviluppa su due livelli. L’altezza interpiano dell’unico piano non supera 3.5 m, salvo una zona molto limitata (il disimpegno) in cui l’altezza supera di poco i 4.0 m.Il piano terra, che si apre su un cortile definito da un muro attualmente sommerso da vegetazione infestante, è costituito da tre ambienti identificati con le lettere d (mq 12.90), e (mq 32.13) ed f (mq 14.16) e quello destinato ad accogliere un bagno (b di mq 4.45), una cucina (a di mq 14.48) e un disimpegno (c di mq 2.79).
Da un corridoio esterno (i di mq 10.7) si accede, tramite una scala, al seminterrato; detto ambiente è posto all’angolo nord est dell’edificio lungo la parete est degli ambienti a e d conducente all’ambiente g (mq 19.25), che a sua volta introduce al piccolo vano (h di mq 4.32) posto ad una quota diversa e più alta rispetto a g di circa mt 1.14, probabilmente afferente alla prima fase edilizia della casa.
Pertanto è possibile suddividere l’edificio in esame in tre nuclei appartenenti rispettivamente alle seguenti epoche di costruzione (Figura 3.2): un primo nucleo probabilmente corrispondente ai due ambienti posti più a sud (e e d), a cui si è aggiunto in un’epoca prossima un ulteriore ambiente a nord (f). Questa deduzione è effettuata sulla scorta dell’omogeneità dei materiali e delle tecniche costruttive adottate nonché degli elementi di finitura (intonaci, infissi, elementi di soluzione degli imbotti delle finestre e delle porte, ecc.) evidenziati dalle prove effettuate. A questi nuclei, probabilmente ottocenteschi, ne è stato aggiunto un altro a nord, prima del 1956, probabilmente per adeguare l’edificio alle normative igienico-sanitarie dal momento che qui sono presenti bagno e cucina (a, b e c). Al di sotto di questa nuova porzione di edificio è stato realizzato un ambiente seminterrato (g) accessibile da una scala compresa in un volume esterno all’area di sedime della casa coperta da onduline in eternit e definita da un muro in blocchi di tufo. Dal nuovo ambiente seminterrato si accede ad un vano, anch’esso seminterrato (h), probabilmente pre-esistente che veniva utilizzato già nell’800 quale deposito/dispensa. Probabilmente nella fase corrispondente a quest’ultimo ampliamento si procedette anche al rifacimento dei solai in latero cemento.
Le fondazioni della parte priva di interrato sono in muratura alla rinfusa, con una modesta risega e con un sottofondo in calcestruzzo come si evince in Figura 3.4. Sono situate alla profondità di 50 – 70 cm sotto il piano di campagna.
Invece la parte interrata ha fondazioni in muratura su calcestruzzo, poggiate alla profondità di circa 70 cm al disotto del piano di calpestio dell’interrato. Quanto emerso dalle risultanze delle indagini è riportato schematicamente in Figura 3.5.
Le murature del piano terra (Figura 3.6 a) sono generalmente con elementi lapidei di pietra vulcanica, prevalentemente tufacea, di varia consistenza, in pezzame grossolano e malta. Il degrado delle murature è sensibile ed è più rilevante nella parte alta. Le murature hanno malta abbondante e scarsamente coesa. In molti punti gli strati di malta sono scavati dal degrado e dagli agenti atmosferici. Invece, le murature del piano interrato (Figura 3.6 b) sono in tufo squadrato di buona consistenza con malta abbondante e coesa.
L’approccio in questo caso è più focalizzato sul livello di approfondimento delle quattro categorie principali di indagine, ovvero il rilievo geometrico, fasi costruttive, proprietà meccaniche dei materiali, analisi del terreno e delle fondazioni. Per ciascuna categoria sono previsti fino a tre gradi crescenti di conoscenza funzione dei dettagli progettuali eventualmente disponibili e delle prove di approfondimento eseguite.
Nel caso in esame il fattore di confidenza è pari a:
La muratura è composta generalmente da due materiali: i blocchi lapidei e la malta. In generale entrambi i componenti hanno buona resistenza a compressione e scarsa a trazione, definendo un legame costitutivo dell’elemento muratura compreso fra quello del blocco lapideo e quello della malta. Come già detto le indagini eseguite sono state solo di tipo visivo. Non avendo quindi eseguito delle prove di laboratorio, è stato utilizzato un approccio di normativa per la determinazione delle proprietà meccaniche. In particolare è possibile pervenire a tali informazioni utilizzando la tabella C8.5.I della circolare delle NTC la quale contiene i valori di riferimento dei parametri meccanici della muratura considerando, in base al livello di conoscenza acquisito, il valore intermedio di quelli presenti nella tabella stessa. Di seguito si riportano i valori per le due tipologie murarie individuate (tabella 4.2).
Tipologia muraria | Nucleo | ID | fmk [N/mm2]
| τ0 [N/mm2] | E [N/mm2] | G [N/mm2] | w [kN/m3] |
Muratura in pietrame disordinata (ciottoli, pietre erratiche e irregolari) | Vecchio | M1 | 1.5 | 0.025 | 870 | 290000 | 19 |
Muratura a conci regolari di pietra tenera (tufo, calcarenite, ecc.,) | Nuovo | M2 | 2.6 | 0.06 | 1410 | 450000 | 24 |
Tabella 4.2 – Valori di riferimento dei parametri meccanici della muratura
Gli altri materiali presenti sono quelli usati per gli architravi ovvero calcestruzzo armato e legno di castagno. Ai fini del calcolo che verrà effettuato e considerando la tipologia strutturale dell’edificio in cui gli architravi rappresentano una connessione fra i vari maschi murari, i parametri rilevanti per questi elementi sono rappresentati dai moduli di rigidezza e il peso specifico i quali valori sono riportati in tabella 4.3.
Materiali | E [N/mm2] | G [N/mm2] | w [kN/m3] |
Calcestruzzo armato | 31000 | 25000 | 25 |
Legno di casatgno | 10000 | 4000000 | 55 |
Tabella 4.3- Valori meccanici calcestruzzo armato e legno di castagno
Nell’effettuare l’analisi dei carichi è opportuno precisare che, a causa del notevole stato di degrado degli orizzontamenti superiori, non verranno considerati gli elementi strutturali esistenti (soali e cordoli), i quali non garantiscono alcuna ripartizione, ma quelli che sono già previsti in sostituzione nel progetto a base di gara. Pertanto si considera la sostituzione degli elementi di copertura esistenti e fortemente degradati con travi in legno di castagno 0.26 x 0.26 m, sormontate da un tavolato in legno di castagno dallo spessore di 0.07 m.
Tipologia | Gtot |
Latero- cementizio | 4,30 [kN/m2] |
Acciaio-muratura | 3,19 [kN/m2] |
Legno di castagno | 55 [kN/m3] |
Tabella 4.4 – Valori dei carichi dei solai
I valori adottati nel caso in esame sono riportati in tabella 4.5.
Cat. | Ambienti | qk [kN/m2] | Qk [kN] | Hk [kN/m] |
B | Cat. B1 Uffici non aperti al pubblico | 2.00 | 2.00 | 1.00 |
H – I – K | Cat. H Coperture accessibili per sola manutenzionee riparazione | 0.5 | 1.20 | 1.00 |
Tabella 4.5 – Valore dei carichi accidentali
I carichi permanenti (Gi) e accidentali (Qi) devono essere combinati in modo differenti a seconda del tipo di analisi. E’ stata utilizzata la combinazione fondamentale, generalmente impiegata per gli stati limite ultimi (SLU) connessi all’azione sismica:
Categoria/Azione variabile | Ψ0j | Ψ1j | Ψ2j |
Categoria A – Ambienti ad uso residenziale | 0.7 | 0.5 | 0.3 |
Categoria B – Uffici | 0.7 | 0.5 | 0.3 |
Categoria C – Ambienti suscettibili di affollamento | 0.7 | 0.7 | 0.6 |
Categoria D – Ambienti ad uso commerciale | 0.7 | 0.7 | 0.6 |
Categoria E – Aree per immagazzinamento, uso commerciale e uso industriale Biblioteche, archivi, magazzini e ambienti ad uso industriale | 1.0 | 0.9 | 0.8 |
Categoria F – Rimesse , parcheggi ed aree per il traffico di veicoli (per autoveicoli di peso ≤ 30 kN) | 0.7 | 0.7 | 0.6 |
Categoria G – Rimesse, parcheggi ed aree per il traffico di veicoli (per autoveicoli di peso > 30 kN) | 0.7 | 0.5 | 0.3 |
Categoria H – Coperture accessibili per sola manutenzione | 0.0 | 0.0 | 0.0 |
Categoria I – Coperturepraticabili | Da valutarsi | caso | per caso |
Categoria K – Coperture per usi speciali (impianti, eliporti, …) | Da valutarsi | caso | per caso |
Vento | 0.6 | 0.2 | 0.0 |
Neve (a quota ≤ 1000 m s.l.m.) | 0.5 | 0.2 | 0.0 |
Neve (a quota > 1000 m s.l.m.) | 0.7 | 0.5 | 0.2 |
Variazioni termiche | 0.6 | 0.5 | 0.0 |
La struttura è stata modellata utilizzando il software di calcolo SAP2000, programma di calcolo agli elementi finiti capace di analizzare strutture con caratteristiche molto diverse tra loro. Tutti gli elementi strutturali sono stati modellati attraverso elementi bidimensionali (shell).
I maschi murari sono stati definiti attraverso la definizione di SectionCutse Groups ovvero rispettivamente le sezioni nelle quali il programma effettua i calcoli e i gruppi di mesh coinvolti nel calcolo stesso. In tabella 4.7 sono riportate le dimensioni geometriche dei maschi murari individuati i quali sono stati denominati M#-T quelli situati al piano terra e M#-I quelli del piano interrato, mentre in figura 4.2 è rappresento lo schema in pianta dei pannelli.